Resoconti dalle discussioni – Sul ruolo dei tutori dei dottori di ricerca

Flavio Canavero, direttore della Scuola di Dottorato mi ha scritto:


Ciao Guido,

mi permetti un’integrazione al punto del tuo programma sulla proposta “Un’offerta di III livello formativo (Scuola di Dottorato, Scuola di Specializzazione) di pari dignità rispetto al I e al II”. Sacrosanto il riconoscimento delle ore di didattica per il dottorato (accompagnato da una razionalizzazione e qualificazione dell’offerta didattica), ma per sostenere un dottorato di qualità dobbiamo anche riconoscere il tempo speso nel tutoraggio. Questo, oltre ad essere in piena linea con le pratiche europee, è emerso anche durante il nostro primo esperimento di formazione dei tutori che abbiamo fatto prima di Natale. Se vogliamo dei tutori che esercitino la loro funzione con dedizione, che spendano un po’ di tempo con il dottorando -specialmente all’avvio- per chiarire bene il progetto triennale, per indirizzarlo sia sulla scelta dei corsi sia su come organizzarsi per la ricerca e per definire bene le aspettative che si hanno per il lavoro di un triennio, dobbiamo riconoscere il tempo necessario; altrimenti, con la pressione continua che ognuno ha per pubblicare, portare contratti, fare didattica, ecc ecc, il forte rischio è che seguire con attenzione un dottorando perda di priorità e poi ci si trovi alla fine del triennio con meno risultati di quanto atteso e di quanto sarebbe stato possibile ottenere con una guida più attenta.

Grazie per l’attenzione.

Flavio


Il tema del tempo dedicato a mansioni fondamentali per la didattica come il seguire le tesi di laurea, di dottorato, il condurre esami, fare consulenza, il seguire tirocinanti non viene normalmente considerato come “didattica frontale” utile al conseguimento delle ore minime previste dal nostro regolamento (120 ore per professori associati e ordinari). Ogni docente deve però dedicare ancor più tempo alla didattica (almeno 350 ore per legge) ed è qui che queste attività sono normalmente considerate. Ai tempi della Commissione Risorse di Ateneo, si contemplava il numero di tesi di laurea o di dottorato seguite come uno dei parametri di riferimento per l’assegnazione delle risorse finanziarie o in POM alle strutture. Io penso che questo possa essere un terreno corretto in cui circoscrivere in futuro, dopo ampia discussione, un riconoscimento di queste attività.

Un caro saluto e grazie molte per la segnalazione

Guido Saracco