Programma in scala 1 a 100
Responsabili del nostro futuro
Nel momento di crisi profonda dell’economia globale, che mette la stessa politica in grande difficoltà, sono le università, svincolate da logiche di profitto e artefici principali della formazione delle nuove generazioni di professionisti, gli attori sociali maggiormente in grado di imprimere una svolta verso nuovi equilibri sostenibili e un vero, necessario, cambio di paradigma per la nostra società e i nostri sistemi produttivi. Per questo credo in un’università pubblica, autonoma, responsabile e, come recita la Magna Charta delle Università Europee del 1988, ”nel suo sforzo di ricerca e d’insegnamento, indipendente moralmente e scientificamente nei confronti di ogni potere politico ed economico”.
E’ la nostra grande responsabilità, la nostra grande occasione di diventare, connessi in una rete internazionale, motore di sviluppo del nostro territorio, un’officina delle idee in cui sia possibile operare con pluralismo di punti di vista e mente aperta. Delle 14 città metropolitane italiane, Torino è superata solo da Messina in termini di saldo negativo tra imprese create e spente dal 2008 a oggi. Dai primi anni ’70 la nostra città ha perso il 25% dei propri abitanti, mentre l’80% dei nostri laureati se ne va altrove a lavorare. Il nostro territorio ha bisogno del Politecnico!
Per questo scopo non servono modelli di governance dirigisti o demagogici, servono chiarezza e trasparenza da parte di chi guida l’Ateneo. Nelle principali scelte di governo è indispensabile il coinvolgimento di tutta la nostra comunità accademica alla quale, in un sistema libero, autonomo e democratico, queste scelte appartengono di diritto.
Occorrerà partire dalla nostra capacità di attrarre studenti, che in numero sempre più rilevante popolano e animano la nostra città, ai quali l’Ateneo deve offrire, al pari dei nostri dipendenti, servizi e welfare, oltre che un’istruzione all’avanguardia. Dobbiamo formare nuove generazioni di donne e uomini impegnati, dotati di senso critico e responsabilità sociale, che diventeranno futuri ingegneri, architetti, designer e pianificatori territoriali, attraverso percorsi formativi riprogettati con lungimiranza e senso della prospettiva storica.
Propongo un “new deal” della nostra offerta formativa, progettato con risorse in crediti aggiuntive e comprensivo dell’adeguamento di parte dei nostri strumenti didattici alle aspettative e le capacità dei millennials: più attività progettuali, più laboratori didattici, più learning by doing, più esercitazioni per risolvere problemi complessi, più scienze dell’uomo e della società. Propongo poi di comunicare questa riprogettazione con la massima efficacia alla società per attrarre studenti sempre più motivati e di valutarla per i risultati ottenuti dopo qualche anno, per trarre informazioni utili a migliorarla ulteriormente.
Allo stesso modo, occorrerà investire perché chi fa ricerca possa continuare a crescere intellettualmente nella piena libertà di intrapresa scientifica, ma al contempo colga al meglio le opportunità della interdisciplinarità, per dare risposte convincenti alle sfide globali di fronte a noi, anche attraverso lo strumento dei Centri Interdipartimentali la cui azione andrà armonizzata con quella dei Dipartimenti.
Di grande importanza per il territorio sarà anche la realizzazione di una filiera efficace per il trasferimento tecnologico, affinché i prodotti delle ricerche politecniche vengano sviluppati fino a livello pre-commerciale in un centro di ricerca, compartecipato con altri attori del territorio, secondo il modello degli istituti Fraunhofer tedeschi. Questo porterà a generare start-up dalle idee e ambizioni ancor più solide e a fornire innovazione ad una rete di grandi imprese in grado di fare sistema e trattenere un numero maggiore di nostri laureati sul territorio al motto “Siamo qui per restare!”
Essenziale infine per condividere conoscenza con la Società, sarà l’investimento nella riqualificazione urbana lungo l’Asse del Po e nella Cittadella Politecnica, al fine di rendere disponibili alla città nuovi spazi e nuove funzioni, tra cui un Centro Culturale sede di biblioteche e archivi, di una area museale ed espositiva, di attività culturali, sportive e ricreative, aperte a studenti, dipendenti e cittadini.
Ma l’investimento principale rimarrà quello in capitale umano, la risorsa più preziosa, con l’allargamento della base di docenti con posti da ricercatore RTDB aggiuntivi a carico del territorio a cui abbinare con risorse interne più professori ordinari e associati per la rapida maturazione di una nuova classe dirigente per l’Ateneo, e la valorizzazione e programmazione chiara e trasparente del personale tecnico, amministrativo e bibliotecario.
Solo così il Politecnico di Torino potrà dunque cogliere la grande occasione, come è suo dovere, di porsi in prima linea con un campus innovativo, sostenibile, strategico per il territorio e attento alla qualità della vita, per affrontare, con impegno e lungimiranza, i grandi cambiamenti e le sfide sociali del futuro.