Valorizzare la nostra prima missione: la didattica
Formare donne e uomini che operino con competenza professionale e responsabilità sociale in un mondo in rapido cambiamento
PRINCIPI E VALORI
- Privilegiare un percorso di apprendimento incentrato sullo studente che ne favorisca l’autonomia nello studio, nonché la maturazione di senso critico, capacità progettuale e responsabilità sociale.
- Conoscere meglio e confrontarsi maggiormente con il mondo del lavoro – pubblico e privato – per rispondere a nuove sfide e rapide innovazioni, e per aggiornare, con consapevolezza, l’offerta formativa, anche internazionale, ed esplorare nuovi terreni.
- Promuovere maggiore coesione e integrazione in Ateneo, favorendo la collaborazione e lo scambio tra discipline e tra strutture, lavorando sugli spazi e sulla logistica, ponendo al centro il rapporto interpersonale, studente-docente e tra pari.
- Garantire piena responsabilità individuale a ogni docente nella scelta delle modalità didattiche, offrendogli spazi di aggiornamento e miglioramento.
- Sostenere la progettazione dei percorsi formativi, garantendo una autonomia responsabile, abbinata a una valutazione nel merito e non puramente formale.
OBIETTIVI E AZIONI
- Sviluppare la creatività, il senso critico e la responsabilità sociale degli studenti:stimolare la capacità di risolvere problemi complessi (problem-solving) – ma anche, a monte, di definirli con l’aiuto delle scienze umane e sociali (problem-setting) – la progettualità, l’attitudine a lavorare in gruppo (apprendimento tra pari) e l’incontro multiculturale; privilegiare la capacità di affrontare il cambiamento anziché la professionalizzazione spinta.
- Favorire autonomia e varietà nell’approccio didattico: accrescere l’autonomia nella scelta curriculare; ridare centralità all’approfondimento culturale (“oltre le slides”); restituire importanza alla tesi come prova della raggiunta autonomia e capacità critica; incrementare l’arricchimento dell’offerta di humanities (anche in ambienti multidisciplinari); migliorare il learning by doing nei team studenteschi e nei laboratori didattici, promuovendo la progettazione interdisciplinare, con eventuale coinvolgimento di soggetti esterni (sul modello della ASP e degli Atelier); realizzare strutture ad hoc per le attività progettuali.
- Selezionare gli studenti in modo più equo: dare una risposta responsabile, in quanto università pubblica, alla richiesta di formazione di un numero crescente di studenti; mantenere la selezione all’ingresso della triennale; estendere gli stessi standard di selezione anche agli studenti stranieri; estendere i processi di selezione anche al livello magistrale; lasciare invariata la tassazione studentesca e accrescere le misure di welfare; fornire servizi di accoglienza alle matricole (azioni mirate di benvenuto e orientamento, mediazione culturale per gli stranieri).
- Investire maggiormente nel III livello formativo (Scuola di Dottorato, Scuola di Specializzazione): potenziare l’offerta di base, la turnazione e il coinvolgimento di esperti stranieri; incoraggiare la circolazione dei contenuti formativi sviluppati nell’Ateneo e fuori; favorire le reti di dottorati settoriali e i confronti inter-sede; sostenere la mobilità in centri nazionali ed esteri; aumentare l’attrattività per gli stranieri, anche con incrementi delle borse erogate (fino a 1600 euro/mese, l’equivalente francese) per migliorare l’internazionalizzazione dei nostri dottorati.
- Dare respiro alla progettazione della nostra didattica in un confronto aperto e continuo con il mondo del lavoro: promuovere un “New Deal” dei nostri percorsi formativi, con uno sguardo di medio periodo (10 anni), anche investendo su percorsi di nicchia purché in settori strategici e rilevanti per la società che scaturiscono da un confronto diretto con gli stakeholder (non solo locali); abbinare una valutazione su base pluriennale (per esempio ogni due cicli di magistrale) che serva nell’ottica dell’aggiornamento dei percorsi e del loro miglioramento continuo senza misure puntuali di accensione o spegnimento degli insegnamenti in base alla numerosità; ripensare la modularità delle lezioni (magari ritornando alle due ore).
- Investire in una internazionalizzazione più consapevole: prestare attenzione anche alla dimensione europea, per scambi e sbocchi lavorativi di nostri studenti nel mercato europeo; fare una valutazione ex post dell’attuale nostro impegno in molti Paesi, anche per individuare alcune azioni mirate da privilegiare (per esempio in Paesi in rapido sviluppo); favorire la mobilità outgoing e potenziare le doppie lauree.
- Rilanciare la nostra azione in Uzbekistan: occorre rinegoziare la nostra azione in Uzbekistan con le autorità locali per avere la possibilità concreta di: i) formare progressivamente una classe docente locale del livello della nostra da retribuire in modo adeguato da parte di TTPU, mantenendo una base di docenza nostra (almeno 30% in prospettiva) anche in prospettiva per assicurarne la qualità; ii) dare corso compiuto a servizi di ricerca e consulenza per il territorio uzbeko, favoriti dal Governo locale e supportati dal nostro Governo come primo passo per l’intervento di azione italiane in Uzbekistan; iii) dare inizio a collaborazioni più strette con i docenti di altre università uzbeke; iv) rivedere la progettazione dei corsi in parallelo a quanto avverrà in quelli della sede centrale; v) aprire una “Casa Uzbekistan” presso la nostra amministrazione centrale per tenere i contatti con la TTPU e aiutare i nostri docenti; vi) garantire ai nostri docenti in Uzbekistan una migliore assistenza sanitaria.
- Fare la nostra parte nella formazione professionalizzante per il bene del Paese: porre attenzione al (nuovo) ruolo dell’Università nel Sistema di Istruzione e Formazione Superiore e al rapporto con gli ITS (con particolare attenzione al rilascio di crediti formativi), evitando doppioni e confusione.
- Rilanciare la formazione della Scuola di Master e Formazione Permanente: fare un bilancio sociale, non solo economico, dell’utilità e qualità dell’offerta, da intendersi anche come pilota di eventuali percorsi di II livello, in collaborazione tra Didattica, Ricerca, Trasferimento Tecnologico; dunque maggiore libertà di intrapresa (è necessario un comitato esecutivo delegato).
- Puntare sui nostri ex allievi per crescere e migliorare: favorire la creazione di una comunità di ex-allievi, anche attraverso l’istituzione di un Career Service, per riceverne valutazioni della formazione ricevuta e creare opportunità di partenariati industriali, di collaborazioni con la PA, di azioni di formazione permanente, di ricerca e di trasferimento tecnologico.
- Ripensare ad una governance più snella per la didattica: favorire gli scambi interdisciplinari anche incentivando le collaborazioni trasversali tra Dipartimenti/Collegi; discutere la possibilità di aggregazioni in Collegi più ampi laddove possibile, anche attraverso incentivi; arginare la deframmentazione della governance della didattica.
- Migliorare il rapporto studente-docente: ridurre la numerosità all’interno delle classi, ovvero il rapporto studenti/docenti, aumentando l’organico dei docenti grazie a interventi ministeriali specifici o attraverso finanziamenti ad hoc dal territorio.
- Investire per migliorare strutture e logistica: riprogettare le aule, migliorando dotazioni informatiche, creando spazi adeguati alle nuove modalità didattiche (per esempio flipped classrooms); realizzare compiutamente i progetti dell’Asse del Po e della Cittadella Politecnica; migliorare la logistica, specialmente al Castello del Valentino.
- Insegnare nuove modalità di erogazione della formazione: insegnare forme flessibili e personalizzate (blended teaching), arricchendo gli insegnamenti con contenuti multimediali con un supporto ad hoc; progettare un nostro Teaching Lab, un centro per il miglioramento della didattica (rivolto in particolare, ma non solo, ai nuovi docenti e alla formazione di docenti da altri Paesi) sull’esempio di analoghi centri di molte scuole internazionali; supportare concretamente gli insegnamenti in lingua inglese.
- Premiare la qualità della didattica: aumentare il riconoscimento dell’attività didattica nella selezione del personale docente e nelle modalità concorsuali (in prospettiva, ripristinare la lezione per l’ingresso nella docenza, RTDB e candidati non accademici); dare maggior peso alle esigenze didattiche nella programmazione del personale; incentivare attenzione e concertazione nella scelta dei docenti dei singoli insegnamenti; dare pieno riconoscimento dell’attività prestata nel III livello nel carico didattico complessivo di ogni docente.
- Garantire una gestione della didattica che sia maggiormente a supporto dei docenti:migliorare il supporto capillare amministrativo ai docenti, ai CdS, ai Collegi; fornire assistenza tecnica per le commissioni di lavoro; garantire una qualificazione del personale amministrativo e tecnico per migliorare la gestione delle pratiche legate alla didattica; investire nella semplificazione degli iter decisionali.
- Credere nella valutazione della didattica: riconoscere autonomia e responsabilità dei Coordinatori/Referenti dei corsi, ma stimolare una matura valutazione; favorire scambi continui con gli ex allievi e gli stakeholder di riferimento (Industria, Enti territoriali) nel valutare i percorsi didattici.
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