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Qualche appunto sulle politiche editoriali di Ateneo

di Daniele Campobenedetto (Dipartimento di Architettura e Design).


Allo stato attuale il Politecnico di Torino non sembra possedere una vera e propria politica editoriale.

Negli ultimi anni alcuni passi sono stati fatti per integrare il repository di ateneo con il repository nazionale Iris (processo che si sta concludendo in questi giorni), ma non sembra essere stata attuata una strategia coordinata di valorizzazione della produzione scientifica di ricercatori e docenti che sia andata al di là delle valutazioni VQR, di altri tipi di valutazione interna.

La ragione è spesso stata richiamata nella necessità di pubblicare al di fuori delle iniziative promosse dal Politecnico, di modo da portare la qualità della ricerca prodotta in ateneo all’interno di ambienti non autoreferenziali. A questo si aggiunge la considerazione che le press di ateneo italiane sono spesso state il canale di pubblicazione di ricerche di dubbio impatto, la cui qualità non è attestabile secondo criteri riconosciuti come oggettivi dalla comunità scientifica internazionale, come possono fare, ad esempio, le indicizzazioni su piattaforme quali Scopus o Web of Science.

Tutte queste considerazioni sono valide e dovrebbero essere tenute in considerazione, tuttavia non costituiscono una prospettiva strategica per le molte forze che il Politecnico (sia in ambito architettura che in ambito ingegneria) sta mettendo in campo. Nel solo campo dell’architettura negli ultimi anni sono state fondate o ri-fondate tre nuove riviste (Ardeth, ArchAlp, Atti e Rassegna Tecnica) con impatto nazionale e internazionale e procedure di peer review indipendenti. Queste riviste non nascono per pubblicare contributi provenienti da ricercatori del Politecnico, ma, al contrario, per raccogliere contributi esterni e portarli all’interno dei dibattiti sulla ricerca in corso nell’ateneo. Queste iniziative non devono pertanto essere corsie preferenziali per i nostri docenti e ricercatori al fine di ottenere punteggi più alti nei concorsi o all’ASN (rischiando così di fare la fine di molte university press italiane, perdendo credibilità e indipendenza), quanto piuttosto dei veicoli per creare relazioni con gli altri atenei e contribuire all’ordinamento culturale della produzione scientifica esterna al Politecnico.

Attuare una politica di coordinamento e sostegno di queste iniziative editoriali e scientifiche, edite all’esterno dell’ateneo ma coordinate scientificamente da membri interni, per permetterne una efficace crescita in termini di indicizzazione internazionale e rilevanza culturale, può essere un tassello importante per il miglioramento dell’attività scientifica di del Politecnico, che potrà quindi candidarsi sul piano internazionale ad essere non solo produttore di contenuti scientifici, ma anche organizzatore culturale e critico degli stessi.

Altri atenei, come ad esempio il MIT, hanno già attuato da anni una simile politica attraverso edizioni interne meno sottoposte a pressioni politiche di quanto non siano stati i casi italiani, e pertanto libere di selezionare i prodotti da pubblicare. Il Politecnico potrebbe iniziare a lavorare su questo piano, almeno mettendo a sistema le esperienze esistenti.